Cosa sono i PIR, piani individuali di risparmio
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Nel nostro viaggio nel mondo degli investimenti non possiamo non dedicare una tappa ai PIR (Piani individuali di Risparmio).
Introdotti nel 2017, si tratta di “strumenti di investimento” a medio termine che hanno l’obiettivo di convogliare il risparmio privato nelle aziende italiane. La vera novità per l'investitore è un’altra, infatti, in cambio del rispetto di alcuni requisiti, l’investitore può ottenere un notevole vantaggio fiscale:
- non paga le tasse sugli utili e sui proventi degli investimenti;
- non paga l'imposta di successione sul patrimonio investito.
Cosa significa? Che su un investimento di 150.000 euro, ipotizzando un rendimento medio del 6% all’anno si possono ottenere fino a 23.000 mila euro di guadagno in più. O, detto in un altro modo, per ogni 1000 euro di rendimento si possono risparmiare fino a 260 euro di tasse.
Entrando più nel dettaglio il PIR è un contenitore giuridico che può prendere diverse forme: fondo comune d’investimento, gestione patrimoniale, polizza assicurativa o deposito titoli.
Per avere diritto all’esenzione fiscale l’investimento in PIR deve possedere alcuni requisiti sia per quanto riguarda la composizione del portafoglio, che per quanto riguarda l’ammontare investito e l’orizzonte temporale dell’investimento.
Vediamo un po’ meglio di cosa si tratta.
Chi può investire in un PIR?
I PIR sono riservati alle persone fisiche. Ogni persona (identificata da un codice fiscale) può essere titolare di un solo PIR. Il PIR non può essere cointestato a più persone fisiche.
Quanto posso investire in un PIR?
L'investimento massimo sul quale poter ottenere l’agevolazione fiscale a vita è pari a 200.000 euro.
Naturalmente ognuno è libero di versare quanto vuole, ma otterrà lo sgravio fiscale al massimo su 40mila euro all’anno. Ad esempio, una famiglia di 4 persone (madre, padre e due figli maggiorenni) può arrivare ad ottenere uno sgravio fiscale sugli utili derivanti da un investimento pari a 600.000 euro.
I miei soldi sono vincolati?
L’investimento non è vincolato, ma l’agevolazione fiscale scatta a partire dal quinto anno dalla data dell'investimento.
E' dunque possibile investire in PIR versando somme a piacere, esiste infatti un tetto massimo annuale e totale ma non ci sono somme minime che è obbligatorio investire. Il vincolo è però quello di detenere ogni ammontare per un minimo di 5 anni per avere diritto all’esenzione.
Dove investe un PIR?
Almeno il 70% del patrimonio deve essere investito in azioni e obbligazioni emesse da aziende italiane o europee con stabile organizzazione in Italia. Di questo 70% almeno 30% (che significa come minimo il 21% del portafoglio) deve essere investito imprese non appartenenti all’indice FTSE MIB.
Inoltre il PIR non può investire una quota superiore al 10% in strumenti finanziari emessi o stipulati con lo stesso emittente o con altra società appartenente al medesimo gruppo o in depositi e conti correnti.
Quali sono i rischi che si corrono investendo in un PIR?
I Piani Individuali di Risparmio investono almeno il 70% del portafoglio in strumenti finanziari emessi da aziende italiane: è quindi evidente che il PIR sia prevalentemente esposto al “rischio Italia”.
Ma questo è vero per la maggior parte degli investitori italiani. Da sempre infatti gli italiani prediligono investire in titoli “di casa”; titoli di stato e obbligazioni bancarie rappresentavano nel 2015 circa l’8% dei portafogli degli investitori italiani, una percentuale che però non tiene conto della quota detenuta via fondi comuni, strumenti assicurativi e fondi pensione. A questo va aggiunta la quota investita in azioni italiane e i depositi e i conti correnti detenuti presso banche italiane (sì anche questi hanno un rischio Paese).
L’avvento dei PIR dovrebbe migliorare questa situazione per tre motivi:
- aumentano i rendimenti potenziali su un portafoglio con un rischio paese del tutto simile a quello che già molti detengono;
- il fatto di investire per almeno cinque anni migliora l’orizzonte temporale, disincentivando il tipico comportamento dell’investitore che segue le mode e si fa travolgere dal panico o dall’euforia;
- utilizzare una gestione professionale, ad esempio attraverso un fondo comune, garantisce una diversificazione maggiore e dunque un rischio inferiore rispetto ad un portafoglio concentrato su pochi titoli.
Naturalmente i PIR sono un investimento che va affrontato allo stesso in modo degli altri: serve valutare in modo accurato i propri obiettivi d’investimento, la composizione complessiva del proprio portafoglio di investimenti e scegliere il prodotto PIR più allineato al proprio profilo di rischio/rendimento e orizzonte temporale.
Conviene investire in PIR?
Come abbiamo visto il vantaggio fiscale che è possibile ottenere investendo con un PIR è notevole: ipotizzando un investimento che rende in media il 6% l'anno, in 10 anni, con un fondo PIR si può ottenere fino al 60% di rendimento (rispetto al 44% di un fondo identico ma non PIR). In trent'anni il vantaggio fiscale di un investimento in un fondo PIR può aumentare il rendimento di oltre il 100%.
I Piani Individuali di Risparmio non hanno un limite massimo di durata. Cinque anni rappresentano il limite minimo per avere diritto all’esenzione fiscale: si tratta dunque di un investimento che possiamo considerare di medio periodo.
In realtà però, è possibile (e conveniente!) investire in PIR anche per un periodo molto lungo. Questo perché l’agevolazione fiscale non ha una durata prefissata ma dura fino a quando si mantiene l’investimento.
I PIR dunque possono essere considerati un ottimo mezzo complementare anche per integrare la propria pensione, dato il grande vantaggio fiscale e la flessibilità dello strumento.