07/07/2017
Banche venete e Monte dei Paschi: le differenze tra le due soluzioni
AcomeA Patrimonio Aggressivo AcomeA Patrimonio Dinamico AcomeA Patrimonio Prudente AcomeA Performance AcomeA Eurobbligazionario AcomeA Total Return Breve TermineNelle ultime settimane, il faro dell’attenzione mediatica è stato puntato sulle vicende che hanno coinvolto le due banche venete e il Monte dei Paschi di Siena.
La liquidazione in un caso e la ricapitalizzazione precauzionale nell’altro segnano di fatto un punto di svolta nel tentativo di placare lo stato di incertezza che ormai da mesi alleggiava sul sistema bancario italiano. Riassumiamo in breve le caratteristiche delle due operazioni.
La ricapitalizzazione precauzionale del Monte dei Paschi di Siena
Martedì 4 luglio 2017, La Commissione Europea ha approvato il Piano di Ristrutturazione del Monte dei Paschi di Siena dando il via libera al programma di “ricapitalizzazione precauzionale” dell’istituto.
Alla banca confluiscono € 8,1 mld di capitale, di cui € 3,9 mld provenienti dallo Stato e € 4,3 mld dal coinvolgimento (burden sharing) degli azionisti e obbligazionisti subordinati. Con questa operazione, lo Stato otterrà azioni della banca ad un prezzo ridotto del 25% rispetto agli obbligazionisti divenendo azionista di maggioranza (al 71%).
In aggiunta ai € 3,9 mld di ricapitalizzazione, lo Stato interviene per € 1,5 mld come contributo a favore degli obbligazionisti subordinati retail vittime di vendita fraudolenta e con garanzie pari a € 4 mld sui bond di nuova emissione.
Secondo il piano, i crediti deteriorati di Mps (€ 26,1 mld) verranno ceduti ad un prezzo pari al 21% del loro valore nominale (€ 5,5 mld), riducendo la quota dei Non-Performing Loans sul totale degli attivi dal 34,5% al 16,5%. La banca si impegna inoltre a riorientare il suo modello di business verso la clientela al dettaglio e Pmi, ad aumentare l’efficienza, a migliorare i processi di gestione del rischio e ad adottare tagli ai costi del personale. L’operazione di ricapitalizzazione porterà il CET1 ratio della banca dal 6,5% al 12,7% nel 2019.
La liquidazione delle banche venete
Il decreto legge del 25 giugno 2017 ha sancito la messa in liquidazione coatta amministrativa delle due banche venete.
La parte “sana” delle banche, venduta al prezzo simbolico di € 1, è passata a Intesa San Paolo che ottiene un esborso immediato di € 5,2 mld da parte dello Stato: €4,785 mld per sterilizzare l’effetto sui coefficienti patrimoniali e per coprire oneri di ristrutturazione e € 400 milioni a copertura delle garanzie su impegni per un massimo di €12 mld.
L’operazione ha azzerato azionisti e obbligazionisti subordinati delle due banche e salvato correntisti e obbligazionisti senior.
Perché sono state applicate queste soluzioni? Lo abbiamo chiesto a Marco Sozzi, gestore dei fondi obbligazionari di AcomeA.
Le soluzioni adottate mostrano notevoli differenze in termini di applicazione delle regole europee sui dissesti bancari, nonostante siano stati previsti interventi statali in entrambi i casi.
Le banche venete sono state valutate dalla Bce come ormai prossime al fallimento. Per l’applicazione della ricapitalizzazione precauzionale, le leggi europee prevedono (tra l’altro) che la banca abbia una rilevanza sistemica e che gli aiuti di stato coprano perdite già emerse, condizioni che non erano soddisfatte.
Un “fallimento disordinato” delle due banche venete avrebbe avuto soltanto un impatto economico regionale e pertanto, non possedendo rilevanza sistemica, è stata adottata la normativa nazionale sui fallimenti. Tuttavia, la direttiva europea in materia di aiuti di Stato consente ad ogni Stato Membro la possibilità intervenire per facilitare la liquidazione e l’uscita dal mercato di una banca in dissesto prevedendo l’applicazione del burden sharing per azionisti e creditori subordinati.
Le soluzioni adottate mostrano notevoli differenze in termini di applicazione delle regole europee sui dissesti bancari, nonostante siano stati previsti interventi statali in entrambi i casi.
Le banche venete sono state valutate dalla Bce come ormai prossime al fallimento. Per l’applicazione della ricapitalizzazione precauzionale, le leggi europee prevedono (tra l’altro) che la banca abbia una rilevanza sistemica e che gli aiuti di stato coprano perdite già emerse, condizioni che non erano soddisfatte.
Un “fallimento disordinato” delle due banche venete avrebbe avuto soltanto un impatto economico regionale e pertanto, non possedendo rilevanza sistemica, è stata adottata la normativa nazionale sui fallimenti. Tuttavia, la direttiva europea in materia di aiuti di Stato consente ad ogni Stato Membro la possibilità intervenire per facilitare la liquidazione e l’uscita dal mercato di una banca in dissesto prevedendo l’applicazione del burden sharing per azionisti e creditori subordinati.
La situazione di Mps era invece ben diversa poiché la banca era stata valutata dalla Bce come solvente e avente rilevanza sistemica. Inoltre, l’intervento dello Stato è stato definito come temporaneo e rivolto esclusivamente alla copertura di perdite pregresse e non future.
Questi sono stati i principali motivi per i quali si è deciso di intraprendere la via della ricapitalizzazione precauzionale, garantendo in questo modo l’operatività dell’istituto senese.
Permangono ancora alcune perplessità all’orizzonte. Rimane da capire se la presenza dei Npl rappresentava effettivamente il problema più rilevante e se la loro dismissione si compierà alle condizioni previste. Per il momento, la ricapitalizzazione precauzionale ha ristabilito la situazione patrimoniale della banca, ma nel futuro la vera sfida da affrontare sarà destinata al recupero della redditività.
In merito alle leggi sulla risoluzione dei dissesti bancari, molto è stato fatto rispetto al passato ma molto ancora rimane da fare allo scopo di garantire l’applicazione di una normativa più uniforme all’interno dell’Unione Bancaria.
Nel complesso, si è avuta la sensazione che, nonostante le regole approvate a livello comunitario, i governi nazionali rimangono ancora restii nel coinvolgere gli obbligazionisti senior. Sarà interessante scoprire quale atteggiamento prevarrà in caso di dissesto quando potrebbe essere coinvolta la nuova classe dei titoli “non-preferred senior” che saranno esplicitamente soggetti ad assorbimento delle perdite.