19/03/2013

Cipro e la sicurezza dei depositi bancari

AcomeA 12 Mesi Cipro e la sicurezza dei depositi bancari

 

Nel secondo paese più indebitato a livello pubblico e privato nell’area euro opera un sistema bancario che ha attività pari a 8 volte il PIL. Possiamo iniziare da questo dato per capire l’origine della crisi di Cipro. Questo paese è una piccola economia (produce lo 0,2% del PIL dell’area euro), con una tassazione favorevole (l’aliquota per le imprese è del 10%) e regole poco stringenti in tema di norme antiriciclaggio; l’afflusso di capitali non è una sorpresa e così un paese che produce 18 miliardi di PIL all’anno  si trova con un sistema bancario che arriva a detenere circa 70 miliardi di euro in depositi, circa il 40% dei quali sono riferiti a non residenti. Spiccano i legami con la Russia, secondo i dati della banca centrale russa, negli ultimi cinque anni, il 23% degli investimenti diretti in Russia proviene da entità cipriote e per contro il 30% degli investimenti esteri effettuati dalla Russia ha Cipro come destinazione. Le banche investono fortemente in Grecia, sia effettuando prestiti sia acquistandone i titoli di stato. I tassi offerti sono elevati e la tassazione, come detto, è favorevole. Ma nel febbraio del 2012 il default greco e l’avvitamento dell’economia causato dalle misure di austerity determinano forti perdite per il sistema bancario che collassa senza che lo stato (il cui indebitamento ha raggiunto l’80% del GDP ed il cui deficit aumenta al ritmo del 5% all’anno) possa dare un sostegno, come accadde per esempio in Irlanda.
L’economia è piccola e le risorse necessarie al salvataggio non paiono irreperibili: prevalgono invece le questioni di principio che fronteggiano chi si pone lo scopo di incrinare l’azzardo morale del debitore e chi ritiene che i costi della disciplina siano troppo alti per il sistema. Il contrasto su una questione (apparentemente) marginale è evidente anche nel tempo che si è reso necessario per raggiungere un accordo con le autorità politico-monetarie: i paesi che hanno finora ricevuto aiuti da Europa e FMI hanno negoziato le condizioni in meno di un mese e mezzo, mentre per Cipro non sono bastati otto mesi di trattative. Ma per le banche cipriote il tempo sta per scadere: le perdite sui prestiti aumentano, i depositi cominciano a calare, i mercati finanziari sono chiusi per loro e la BCE comincia a frenare i finanziamenti di emergenza. Urgono 17 miliardi per tenere a galla il paese ed il sistema bancario; il governo cipriota e l’Europa preparano una proposta che prevede un prestito di 10 miliardi, ma Cipro deve fare la sua parte per trovare gli altri 7: nasce così l’idea di attingere ai depositi bancari (molti dei quali, come visto, sono di paesi extraeuropei ed in parte di natura sospetta); la proposta iniziale prevede un prelievo forzoso del 6.75% per i depositi sotto i 100.000 euro e del 9,9% oltre tale livello. Si susseguono proposte di rimodulazione delle aliquote di prelievo: si discute, ma il tabù della sicurezza dei depositi bancari garantiti è stato colpito.