30/07/2014
Perché investire nel mercato cinese?
AcomeA Paesi EmergentiIl mese di luglio è stato positivo per l'azionario emergente globale con l’indice Msci Em in euro che ha messo a segno una rialzo del 4,61% (al 28 luglio) portando il totale da inizio anno ad un più che onorevole 11,21%. Il nostro fondo, nonostante l’asset allocation difensiva, è riuscito a tenere testa al benchmark salendo del 5,21%. A trainare al rialzo la performance è stato il mercato cinese grazie ai buoni dati macroeconomici ma anche a seguito delle manovre espansionistiche della banca centrale che ha iniettato parecchia liquidità nel sistema.
Il buon dato del PIL (cresciuto del 7,5% a/a, uno dei tassi più alti al mondo), coadiuvato da una inflazione ampiamente sotto controllo (2,3%) e da una produzione industriale in ripresa (+9,2%), hanno positivamente influenzato il sentiment degli investitori. Buoni anche i dati sugli investimenti esteri (Foreign Direct Investment ,+7,4%) così come i prestiti bancari (+14%), mentre in decisa ripresa gli indici PMI, sui massimi da 18 mesi. Tutto sembra indicare la forte volontà del governo di stabilizzare la crescita economica, ma al contempo di proseguire il percorso di riforme annunciato lo scorso novembre. Su questo fronte le notizie sono positive e, a nostro avviso, sottovalutate dal mercato: la massiccia campagna anticorruzione, la parziale liberalizzazione del settore energetico, la deregulation nei settori delle comunicazioni e farmaceutico, l’apertura ad investimenti privati in settori in precedenza a monopolio statale e le prime ristrutturazioni sulle SOE (aziende a controllo statale) sono segnali molto positivi per l’economia e indicano la determinazione di Xi Jinping a riformare il paese. Il prossimo passo sarà la riforma sulla proprietà della terra (Hukou) che potrebbe dare realmente una scossa positiva all’economia.
L’indice H Shares di Hong Kong (che si compone di aziende con sede legale in Cina ma quotate a Hong Kong) si è apprezzato del 9,13% a luglio entrando tecnicamente in una fase di bull market ma con un supporto di valutazioni che a nostro avviso lo differenzia fortemente dagli altri paesi emergenti.
A partire dal 2007 (livelli pre-crisi) l’indice è cresciuto di appena il 13% mentre gli utili sono cresciuti del 150%. I multipli di mercato si sono poi più che dimezzati, trattando ad appena 8 volte gli utili trailing, vicini ai minimi storici.
Per fare un paragone, nello stesso periodo di tempo, il mercato indiano è cresciuto del 86% con gli utili cresciuti del 77%, il tutto farcito da una espansione dei multipli di oltre il 5%. A livello valutativo l‘India è tuttavia estremamente cara (come la maggior parte degli altri mercati emergenti) trattando a più di 19 volte gli utili trailing, livelli più che doppi rispetto alla Cina. Il premier indiano Modi sembra godere della fiducia dei mercati che incorporano nei prezzi attuali (sui massimi storici) buona parte delle riforme promesse ma non ancora realizzate. La Cina, al contrario, nonostante i passi avanti compiuti, è ancora vista con scetticismo dagli operatori finanziari, ma il livello di valutazione del mercato offre, a nostro avviso, un’ottima occasione di investimento di lungo periodo.
Il nostro posizionamento quindi non è mutato, con un sovrappeso della Cina e un sottopeso sulla maggior parte degli altri paesi emergenti, in primis Sud Africa, India e Taiwan, con un investimento in azioni conservativo (80-82%). Essere investitori contrarian value in questa fase di mercato è molto difficile (l’indice Ftse Emerging Market in euro è sui massimi storici), tuttavia ci sono buone opportunità di investimento ancora da sfruttare. Un saluto e buone ferie a tutti!
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